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sabato 10 marzo 2012

Università inglesi e italiane. Prof. ARS Ponter, Univ. of Leicester, UK Intervento al convegno COSAU. Politecnico di TORINO, 17 Marzo ‘12

Università inglesi e italiane. Prof. ARS Ponter, Univ. of Leicester, UK
Intervento al convegno COSAU. Politecnico di TORINO, 17 Marzo ‘12

Forse dovrei prima dire qualcosa del mio background. Durante il difficile periodo Thatcher, che esamineremo in seguito, ho prestato servizio in qualità di Presidente dell'Associazione dei Docenti Universitari presso l'Università di Leicester. In seguito sono diventato Vice Pro Chancellor (ProRettore) dell'Università.
Un confronto ravvicinato del modo di gestire le università in Gran Bretagna e l'Italia è interessante ma è difficile, e può creare confusione o essere usato strumentalmente. Le università britanniche sono sempre state libere istituzioni indipendenti di reclutare studenti, nominare il personale accademico e amministrativo, effettuare ricerche e trovare leadership. Tutti gli studiosi sono dipendenti della loro università e non dipendenti dello Stato. Le università sono istituzioni sotto la Corona, che hanno permesso di svolgere attività per lo Stato, di cui nei loro Statuti. Studi internazionali indicano che esse rimangono, nel complesso, l'insieme più autonomo di Università in tutto il mondo. Con l'eccezione di una sola piccola università privata, sono tutte Università Statali.

L'inizio della storia moderna delle università del Regno Unito può essere convenientemente designato nel 1980, anno in cui il neo-eletto governo Thatcher ha imposto drastici tagli nei finanziamenti. Questo è stato uno shock per un sistema mal preparato ad una tale eventualità. Ci possono essere alcuni paralleli con la vostra situazione di oggi. I tagli sono stati in parte giustificati dalla osservazione che la categoria degli studenti era su una curva discendente a causa della riduzione della natalità. Ma il governo era altrettanto interessato a uno sforzo per ridurre drasticamente la spesa pubblica. I piani iniziali per una riduzione del numero degli studenti cambiano nel ‘83/’84 per parlare di espansione poiché la disoccupazione aumentò notevolmente, soprattutto tra i giovani. Una recessione grave e la de-regulation della City di Londra nel '86 insieme portarono un cambiamento apparentemente irrevocabile, da un’industria di produzione al terziario. Tale cambiamento rese necessario un numero maggiore di laureati. Questi anni, dal 1980 al 1990, comportarono cambiamenti dolorosi. Ma l'autonomia delle università costò cara nella pianificazione generale. C’erano riforme da molto tempo prima necessarie, insieme con i tagli Thatcher (un parallelo molto forte con le Riforme Gelmini, ndt). L'istruzione universitaria era costosa per gli standard internazionali. Una questione primaria, riconosciuta prima del 1980, riguardava un numero eccessivo di piccoli dipartimenti, e di sforzi da parte di molte università di dare lauree e corsi in materie con una bassa domanda degli studenti. La necessità di cambiamenti in Ingegneria era stata riconosciuta nella relazione Finniston del 1978. La necessità di costose infrastrutture nel campo della scienza suggerì pochi dipartimenti riuniti in "Centri di eccellenza".
C'era un problema sulla gestione dei Politecnici, formati da gruppi di scuole di commercio professionali locali, e finanziate dagli enti locali piuttosto che dal governo nazionale. C'era stata una mancanza di pianificazione generale, aggravata da aspettative irrealistiche di espansione del numero di studenti in certe materie e lauree. Il processo di riadattamento fu doloroso. I sistemi nazionali di finanziamento permisero un’ amalgama dei dipartimenti, il trasferimento di personale tra le università e le revisioni dei corsi e delle lauree, che portò a successivi cambiamenti per un certo numero di anni. Nessuna università fu chiusa, molte ne uscirono rafforzate. Alcune si dovettero ridurre sensibilmente. I tentativi di fusione di università immediatamente adiacenti (ad esempio, Leicester e Loughborough) furono molto discussi, ma non si verificarono. Una fusione di University College e l'Istituto Universitario di Scienze e Tecnologie a Cardiff fu forzato dal governo in quanto il primo si era portato alla bancarotta per imprudente gestione finanziaria. Alla fine, molti anni dopo, le due Università di Manchester accettarono di unirsi, risultando in un soggetto molto rafforzato. In generale, tali cambiamenti sono stati pensati in termini di benefici del servizio che l'università potrebbe fornire agli studenti e la valorizzazione dell'ambiente accademico e di ricerca, il tutto a costi ridotti. Vari schemi “di mercato” sono stati discussi, ma non implementi. Ma questi cambiamenti che si sono verificati non sono stati sempre vantaggiosi per gli individui accademici. Ci sono stati molti pensionamenti anticipati. Infine, nel 1992 il processo di trasformazione dei Politecnici in Università indipendenti con poteri di laurea (valore legale diremmo noi, ndT), ebbe inizio. Praticamente tutta l'istruzione superiore, ivi compresa la formazione degli insegnanti, infermieri e altri di formazione in discipline paramediche fu o rilevata da un'università locale o combinata per formare nuove università. Da circa 50 università nel 1980 il numero passò ad oltre 100 di oggi (questo in una popolazione di ca.62 milioni di abitanti, risponde alla “favola” che in Italia ci siano troppe Università pubbliche, ndt). Quando andai all'università solo il 5% della mia classe furono in grado di andare all'università, mentre ora il numero è più vicino al 40% e dovrebbe rimanere a questo livello (si noti che in Italia siamo sempre stati lontani da questi valori, e nonostante il 3+2, siamo sempre alla metà della media europea, ndT). Durante questo periodo la politica è stata guidata dal desiderio di accrescere la qualità media, ridurre i costi ma per garantire che l’eccellenza rimanesse non toccata (qui si riferisce a Oxbridge, che non ha, purtroppo, un vero equivalente in Italia, ndT). Una preoccupazione cruciale, all'interno delle università più antiche e tra i molti ministri, era la prospettiva che un sistema di mercato avrebbe perso il prestigio internazionale di prima del 1980. Infatti, ci sono segnali che la grande concentrazione di premi Nobel che si trovano in luoghi che concentrano talenti come il Cavendish Laboratories di Cambridge possa diventare un ricordo del passato (inutile sottolineare che qui il paragone con l’Italia è assolutamente impossibile: il tentativo di Istituto Italiano di Tecnologia che è stato accolto male dalla comunità accademica, e ha una disfunzionale discontinuità con l’Università, se non con centri a rete e quindi di nuovo non concentrata, e per quanto stia producendo risultati bibliometricamente validi, non ha reclutato nessuno dei 100 migliori cervelli italiani, o meno che mai premi Nobel: niente di paragonabile alle glorie di Enrico Fermi, del ministro Corbino e il premio Nobel a Giulio Natta degli anni ’60 in collaborazione con tedeschi e con Montedison, in una Università Statale come il Politecnico di Milano, ndt). Ricordate che la Thatcher è stata il primo Primo Ministro e laureato di Oxford cui non è mai stata conferita la laurea honoris causa dall'Università di Oxford.
Molti dei cambiamenti avvenuti in questi anni sono stati necessari, ma non al ritmo spietato a cui furono portati avanti. E i problemi di pianificazione generale persistevano. Università desiderose di espandersi producono corsi di laurea popolari tra i diplomati che non sono sempre ben informati (o consigliati). Ciò si era verificato negli anni 1960 quando i corsi in Sociologia si espansero per crollare entro il 1980, quando grandi dipartimenti si sono trovati con pochi studenti. Una simile espansione in Scienze della Comunicazione si è verificata di recente, producendo laureati per i quali non c'è mai stata prospettiva di un lavoro in relazione agli studi. Materie difficili con una forte domanda di laureati, come Lingue, Scienza e Ingegneria erano poco popolari. Allo stesso tempo la prospettiva di salari più alti nel settore dei servizi ha attratto grandi numeri di studenti in corsi meno “difficili” di management ed Economia. Questo era all'interno di un sistema in cui era limitata la possibilità di cambiare rotta, una volta iniziato un percorso di studi.
Un aspetto che chiaramente distingue i nostri sistemi è il reclutamento di docenti e degli studenti. Tutte le nostre università sono residenziali e ora c’è la tacita aspettativa che il diplomato o laureato andrà in una Università ad una certa distanza da casa. Questo nasce dalla demografia; una percentuale elevata della popolazione vive nelle città e nei villaggi. Ci sono certamente schemi ricorrenti di reclutamento e le Università scozzesi trovano ancora la maggior parte degli studenti tra i propri cittadini, ma la popolarità di Exeter, Bath e Bristol tra i figli e le figlie delle classi medio-alte di professionisti di Londra è stata attribuita alla ferrovia Brunel e alla loro distanza da Londra, ancora in Inghilterra e non nel Nord. Città universitarie con una reputazione per una buona vita studentesca, come Newcastle, sono popolari. Infatti, e questo contrasta maggiormente con l'Italia, le città in recessione industriale, dove il costo della sistemazione è basso, hanno un vantaggio. Città in declino industriali come Leicester, Manchester e Newcastle sono diventate città universitarie dove la presenza di Università forti fornisce la migliore speranza per la ripresa economica ed è vista e apprezzata come tale.
Poiché l'assunzione del personale è una responsabilità di ogni università, il movimento di personale in tutto il paese e dall'estero è normale e i più giovani cercano posizioni senior nelle università con le più alte reputazioni e con il più maturo interesse alla propria professionalità. Questo spiega la concentrazione di eccellenza in Oxford, Cambridge, Londra, e, sempre più Manchester, e non è una sorpresa che qui è anche dove i migliori studenti vogliono naturalmente riunirsi (qui mi ricorda il motto della Humboldt, Excellenz Verbindet, l’eccellenza si riunisce naturalmente, ndt). Ma molte scoperte della ricerca di base si sono verificate altrove: il primo mammifero clonato Dolly (la pecora) a Edimburgo, la scoperta e la prima applicazione pratica forense delle impronte digitali genetiche a Leicester e, ancora una volta a Leicester, il primo esperimento che ha individuato l'esatta posizione di un intensa sorgente di raggi X (vale a dire un buco nero).

Ci fu una grande battaglia sulla “tenure” durante gli anni della Thatcher quando le università dovettero ricordare al governo che una riduzione dei fondi superiore a circa il 2-3% per anno è possibile solo licenziando personale, che la “tenure” impedisce (qui sarebbe troppo facile fare paragoni con la situazione attuale in Italia, dove i tagli generalizzati vengono fatti pagare esclusivamente dalle nuove leve, con un errore strategico incalcolabile, e senza ben chiarire come si può andare avanti con i tagli, all’interno della legge italiana, senza i prepensionamenti,e fuori da slogan o con chiusure e aperture di pura natura elettorale o casuale e comunque non strategica ndt). Dopo molte discussioni, gli statuti furono cambiati per includere "esigenza finanziaria" (“financial exigency”) come motivo di licenziamento, cioè il licenziamento se non ci sono fondi per pagare il personale. Ma soddisfare i criteri per il licenziamento è qualcosa di difficile da sostenere. Generosi regimi di pensionamento anticipato volontario furono, infine, il meccanismo principale per la riduzione dei costi a seguito dei tagli Thatcher. La giurisprudenza degli anni successivi indica che la “tenure” è sicura come prima (ossia il “posto fisso” rimane tale anche nelle università inglesi). Certamente vi è un aumento della percentuale di personale accademico in posti a tempo determinato derivante, ad esempio, dalla incertezza del numero degli studenti stranieri. Il personale di ricerca è generalmente con posto a termine, ma è sempre stato così.

Il nostro sistema è il prodotto della storia, ma c'è sempre stato, sin dai tempi di Carlo I e poi Cromwell nel 17thC, un sospetto di potere eccessivamente centralizzato. La nostra incapacità di eseguire in modo efficiente un vero collettivismo (inverso dell’individualismo, ndt) dopo la seconda guerra mondiale e le memorie dei problemi economici e sociali del 1970 hanno fortemente influenzato i punti di vista. Per le università questo ha portato, di fatto, ad un sistema di contratti in cui il governo assegna alle singole università il compito di educare un certo definito numero di studenti previsti in alcune grandi aree tematiche ad un costo fisso e fornisce il supporto base per la ricerca da una miscela di sovvenzioni specifiche e generali. Il sostegno finanziario per il tempo del personale di ricerca proviene dai fondi derivanti dal ben noto Research Assessment Excercise (RAE), dove viene valutata la qualità della ricerca e la produttività di tutti i dipartimenti ogni 4-5 anni con finanziamenti concentrati nei dipartimenti con il più alto standing (qui il paragone dovrebbe essere nel nostro nuovo VQR di ANVUR, che arriva con 20 o 30 anni di ritardo e pare molto meno semplice e ben funzionante di RAE, avendo voluto specializzare alla realtà italiana con grandi difficoltà e quasi certamente con molto minori benefici, ndt). Forti università di ricerca indipendenti costituiscono il nucleo del nostro sistema, sono molto apprezzate e lo sono sempre state. Negli ultimi tagli alla spesa, i fondi per la ricerca universitaria sono stati protetti (inutile segnalare questa frase, che andrebbe sottolineata, ma sarà certo inutile farlo ancora una volta, segnalando come lo stesso avviene in USA, ndt). Vi è accordo generale che questo è essenziale per un paese con poche risorse naturali. Il RAE ha portato ad un aumento della concorrenza per il miglior staff, sia dall'interno del Regno Unito che dall'estero, in particolare la CE (qui il punto che sicuramente non sarà quasi per niente efficace di VQR e ANVUR che sono puri esercizi di assegnazione di risorse, senza veri meccanismi per “mescolare il sangue”, ndt). Per esempio, nelle assunzioni di Matematici dalla Germania e dalla Russia, questo è stato particolarmente incisivo. Il sostegno finanziario per i ricercatori si ottiene applicando, in maniera competitiva, per i fondi da Consigli di Ricerca (Research Councils) e charities come Trust Leverhulme e dall'industria. Nella mia area, Ingegneria, e'abbastanza comune avere un progetto con un finanziamento da più di una fonte.

Il sistema richiede oggi maggiori prestazioni sul personale dirigente, il chè ha comportato l’accettazione che una leadership efficace è necessaria. Il numero di Professorships (cattedre) è aumentato. Le singole università assegnano cattedre indipendentemente una dall’altra, assistite da valutatori esterni che sono professori leader riconosciuti del campo, da altre università. Un accademico di fama internazionale e un individuo con contributo riconosciuto nel suo campo normalmente si aspetta di ricevere il titolo di professore. Alcune università, Oxford è un esempio, hanno una chiara distinzione tra “Established Chair” (Professori cattedratici?) che hanno ruoli di leadership ben chiari, e il “titolo” di Professore, che è dato per risultati accademici di spessore, ma senza responsabilità specifiche (e senza incremento di stipendio, ndt). L'offerta di una cattedra a un giovane e di grande talento accademico può essere sufficiente a convincere la persona a muoversi da un'università all'altra (cosa molto lontana dalla realtà italiana, fuori dagli slogan del “mescolamento del sangue”, che in Italia con il Piano Straordinario peraltro comporta falsi effetti di costo maggiore dell’esterno, e persino effetti perversi nella sparizione dei fondi del Piano Straordinario stesso, ndt). Nel mio stesso Dipartimento di Ingegneria dell'Università di Leicester c'erano due professori tra 22 docenti nel 1980 mentre oggi ci sono 10 professori per un totale di 30 membri del personale accademico. Tipicamente, un terzo del personale è ora costituito da Professori in un Dipartimento ad intensa attività di ricerca nelle prime 20 università. A Oxford la quota presso il Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria è la metà (36 professori tra 72 docenti).

Il mantenimento dell'autonomia ha portato a schemi di valutazione che permettono a tutti i potenziali partner universitari e potenziali studenti di comprendere le qualità e le capacità dei singoli dipartimenti e università. I risultati del Research Assessment Exercise (RAE), i reports sulla qualità dell'insegnamento (Teaching Quality Assurance Agency Reports), le indagini sul grado di soddisfazione degli studenti (Student Satisfaction Surveys), e i dati sui voti dei diplomati in entrata e i risultati dei voti di laurea (impressionante a questo riguardo il confronto tra la media di laurea in Italia che è circa 108/110 per le lauree specialistiche, e la rarità dei voti elevati nelle serie università inglesi, ndt), finanziamenti di ricerca, qualifiche dello staff, le spese in biblioteche etc, sono tutti dati liberamente disponibili. Se qualcuno “googla” "assessment of UK universities”, trova una serie di indagini sulla qualità universitaria, svolta principalmente dai giornali, variamente prodotta da questi dati pubblicati. Tali indagini influenzano la scelta degli studenti (molto meno in Italia dove la percentuale di studenti che studiano nella città di origine è ancora elevatissima, ndt). Ma per le università italiane trovo solo gli elenchi internazionali, la concorrenza per gli studenti è poco importante quando lo studente prevede di frequentare la locale università. La misura in cui il cosiddetto modello anglo sassone di un'economia di mercato ha portato è stato applicato alle università è discutibile. Vi è una concorrenza aperta per gli studenti, ma solo sui criteri di abilità scolastica. Vi è una forte concorrenza per il buon personale e la pressione interna su coloro che non riescono a performare bene. La competizione per i fondi di ricerca che permettono il lavoro di ricerca di base fondamentale è molto intensa. Le migliori università proteggono il personale i cui interessi di ricerca non sono esattamente alla moda, ma c'è una aspettativa generale che ciascun gruppo di ricerca si trovi i suoi fondi di ricerca.

Ma l'attuale governo (conservatori Tories, di destra come la Thatcher, ndt) ha cominciato a introdurre nuovi elementi che hanno un forte elemento di mercato attraverso nuovi sistemi per il costo degli studenti e le borse di studio (diritto allo studio diremmo noi, ndt).

Il nuovo schema consiste in una percentuale elevata del costo di iscrizione di uno studente e costo della vita forniti come “prestito”, rimborsabile nella successiva carriera (l’equivalente sarebbe il sistema proposto da Andrea Ichino e Daniele Terlizzese, e molto supportato anche dalla sinistra italiana, in curioso contrasto con la sinistra inglese, ndt). L'elemento costo di iscrizione è un importo fisso per ciascuna università, integrato da sovvenzioni dirette per l'università per compensare la variazione dei costi di materie diverse. Poiché non vi è nessun supplemento per le materie umanistiche si potrebbe dire che il livello del canone è fissato a quello dei corsi con il costo più basso. Per studenti provenienti da ambienti poveri ci sono borse di studio. Alla laurea, per coloro che guadagnano salari inferiori al salario medio nazionale, non sono richiesti rimborsi fino a che il loro stipendio supera questa soglia. Ogni debito residuo viene annullato dopo 25 anni. Lo schema è complesso ed equivale a un tentativo di introdurre un concetto completamente nuovo, un sistema di tassazione personale raccolto attraverso il regime fiscale. I cittadini del Regno Unito pagano le tasse. Gli argomenti a favore tentano di dimostrare che i guadagni più alti di un laureato più che compensano la tassa più alta dell’Università. Lo schema è un'alternativa radicale ai sistemi esistenti, una “Graduate tax” come praticato in Australia e come fatto dai convenzionali schemi di prestiti agli studenti gestiti dalle banche. La proposta emerge da un lungo dibattito su chi debba pagare per un sistema di istruzione superiore di massa, lo Stato attraverso la fiscalità generale o il beneficiario, lo studente. Le obiezioni sia dalla destra che dalla sinistra, per ragioni diverse, avevano sottolineato che il metodo basato sulla fiscalità generale comportava che coloro che non possono accedere all'istruzione superiore stavano dando il maggior contributo alla formazione delle classi medie. In effetti c'è molta evidenza che dove hai vissuto e il reddito dei tuoi genitori era diventato, sempre più, il criterio per l'accesso all'università. Il ragionamento continua nel dire che avere un sistema che effettivamente toglie una componente importante dei costi dalla fiscalità generale, permette a questi fondi di essere spesi per correggere la crescente diversità delle opportunità educative nelle scuole. Bene, questa è la teoria e io invece sospetto che non sarebbe stato introdotto tranne che per il radicalismo dei liberaldemocratici nel governo e la necessità di ristrutturare il debito nazionale. Già ci sono segnali di una riduzione le domande degli studenti maturi. Ci sono accuse di imporre una visione utilitaristica dell'istruzione superiore e che gli studenti saranno scoraggiati dal prendere lauree in scienze umanistiche, dato che essi accumulano lo stesso debito, ad esempio, di un laureato in Ingegneria con aspettative salariali chiaramente inferiori. Dovremo aspettare e vedere.

L'altra componente è stata l'offerta alle Università della possibilità di impostare le tasse ad un tetto massimo di £ 9.000 (10.700 euro). Un'università avrebbe la prospettiva, se offre una riduzione della tassa, di un numero di studenti aggiuntivi. Gli studenti sarebbero attratti da un debito inferiore alla laurea. Le università hanno sempre operato nell'ambito di un accordo che il canone lo Stato paga per uno studente a Oxford dovrebbe essere lo stesso in una università meno illustre e non sono stato sorpreso dal fatto che quando venne il momento di dichiarare la loro tassa, la maggior parte ha scelto £ 9.000 o quasi. Vorrei anticipare che, alla fine, alcune delle università post-1992, ridurranno la loro tassa (si veda in italia l’attuale proposta di premiare le Università con tasse più alte e la possibilità di sfondare anche la soglia del 20% di bilancio, finora apparentemente per legge fissato, anche se già violato da alcuni, che ora vengono premiati, ndt).



Così, se il governo italiano vuole applicare il cosiddetto modello anglo-sassone di mercato, allora dovrebbero fare i “compiti a casa”, semplicemente non è così banale. Certamente l'ovvia differenza nella struttura della società britannica e italiana fa molte delle nostre consuetudini irrilevanti. Per quanto riguarda l'attuale problema Nord / Sud italiano, ho letto il discorso all’inaugurazione 2012 del Prof. Ing. Nicola Costantino, Rettore del Politecnico di Bari, con grande interesse e ammirazione (vedasi L’Ingegnere Italiano, Febbr.2012, oppure http://imechanica.org/node/12048), in particolare la seguente frase:

"Oggi molti parlano dei
giovani, delle loro ambizioni
e delle loro speranze: noi con
i giovani lavoriamo tutti giorni,
per costruire insieme un
futuro che sia all’altezza delle
loro aspettative. E’ per questo
che contestiamo il modello di
Università di mercato, che
precluderebbe – di fatto – ai
meno abbienti delle regioni
più svantaggiate il diritto alla
formazione di eccellenza.”

Onestamente, credo che si avrebbe difficoltà a trovare un accademico britannico, o anche, un ministro del governo che non sarebbero d'accordo con il Rettore Costantino. Una politica di tagli che chiaramente discrimina tra le Università del Sud Italia viola un assoluto: che le pari opportunità di istruzione sono un diritto di tutti i cittadini. Mi sembra, come questa politica, se perseguita, probabilmente porterà a dividere la nazione. Si tratta di decisioni politiche intellettualmente miserevoli. Queste politiche erano una caratteristica degli anni della Thatcher e ha contribuito alla loro scomparsa.

Se volete credere che ci sia interesse per l'esperienza della Gran Bretagna è necessario andare più a fondo e più indietro. Questi sono temi troppo importanti per un’analisi superficiale.


Alan Ponter,
Professore Emerito di Ingegneria,
University of Leicester, Leicester, UK.
Bath, UK, 8 marzo 2012.

Traduzione di Michele Ciavarella, che se ne assume tutte le responsabilità per la scarsa qualità della stessa.

NDT Il pezzo continua in un precedente articolo, pubblicato sul blog di Harvard http://imechanica.org/node/11871, e su www.scienzainrete.it la rivista degli scienziati altamente citati italiani, http://www.scienzainrete.it/en/content/article/italian-and-british-universities-and-dickens , dove si è svolto un dibattito originato a sua volta da una lettera al Ministro Profumo di M.Ciavarella e altri firmatari sul reclutamento, pubblicata anche sul blog di Harvard, http://imechanica.org/node/11626

1 commento:

  1. "La ragion d'essere dell'università è quella di preservare il legame tra la conoscenza ed il gusto della vita, unendo gioventù e maturità in una visione immaginativa dell'apprendimento ...
    La tragedia di questo mondo è che coloro che possiedono l'immaginazione hanno ancora poco esperienza, e coloro che hanno grande esperienza hanno ormai una immaginazione infiacchita.
    Agire basandosi sulla sola immaginazione senza conoscenza è da sciocchi, e agire senza immaginazione è da pedanti.
    la missione dell'università è quella di unire assieme l'immaginazione e l'esperienza"

    Cari saluti.

    Vincenzo Suraci (CIPUR)

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